La Natività secondo Maria Valtorta e Rosa
di padre Marc Flichy
Noi conosciamo la Natività grazie ai racconti molto laconici di san Luca e san Matteo. Ci aiutano anche la Santa Liturgia e diverse tradizioni. Lo Spirito Santo viene inoltre a illuminare l’intimità del nostro dialogo con Dio, ma, coscienti della nostra povertà e della nostra fallibilità, abbiamo il diritto di ricorrere all’illuminazione dei membri del Corpo Mistico più favoriti di noi. Essi sono chiamati dal Cielo a nutrire e confortare i loro fratelli e sorelle d’armi. Sarebbe un vero peccato non ricorrere alle grazie che Dio dona loro da condividere con gli altri... soprattutto perché fa parte della vocazione specifica di questa mettere a disposizione dei suoi lettori i Tesori dati a tutti. Natale sta arrivando. Entriamo nel Mistero, non nel folklore. Penso che due “profeti” del XX secolo potrebbero aiutarci.
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Nell’ottobre 2018 ho avuto l’opportunità di conoscere un’amica di Dio soprannominata Rosa. Padre Patrick de Laubier aveva per lei una grande stima, ma questo non mi bastava. Per tre giorni, senza un incarico particolare, ho effettuato una vera e propria indagine in loco sulla solidità della sua grazia. Credo di aver fatto patire la mia vittima ma oggi, dopo numerosi contatti, letture di libri e qualche sofferenza, sono felice di dare ai lettori un giudizio che probabilmente sarà soddisfacente. Rosa, già professoressa di filosofia, non è francese, anche se ora vive a Saint-Aignan sur Roë, la piccola patria di Madre Marie de la Croix. È italiana in tutto e per tutto e ne è orgogliosa. Aggiungiamo che si tratta, più precisamente, di una donna dell’Umbria. I luoghi che lei abitò sono le terre francescane rese celebri da santa Veronica Giuliani. Dopo un percorso piuttosto accidentato, Rosa si convertì, così come il marito francese, frequentando ambienti carismatici. Dopo un certo tempo ricevette il dono molto speciale della dettatura spirituale. Le visioni per lei sono rare, ma le locuzioni sono numerose e hanno dato origine a una dozzina di volumetti molto originali. Rosa non dà interpretazioni, si limita semplicemente a trasmettere parola per parola ciò che le viene dettato. La sua missione, come quella di tanti altri “piccoli messaggeri contemporanei”, è quella di preparare gli apostoli degli ultimi tempi. Ciò può essere realizzato solo attraverso una conversione radicale e la promozione di famiglie e gruppi di nuova espressione. Questo è ciò che percepiamo meditando su libri fondamentali come Nazareth. Vita umana e divina della Sacra Famiglia e, soprattutto, Le mie piccole case di Nazareth.
Nel 2022, durante la pandemia di Covid, la nostra amica ricevette un consolante messaggio da cui nacque un racconto ispirato: Viaggio a Betlemme. È utile leggerlo, meditarlo e assaporarlo. Come i quattro evangelisti, nonostante la coerenza divina, ci offrono visioni diverse e complementari, così Rosa ci aiuta a percepire la Sacra Famiglia con sfumature diverse da Maria Valtorta.
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Il viaggio verso Betlemme
Oggi 156 km di strada separano Betlemme da Gerusalemme. In linea d’aria la distanza è molto minore. In occasione dei tre pellegrinaggi annuali, gli abitanti della Galilea affrontavano con gioia questo viaggio. Ma Maria era incinta e l’improvviso provvedimento del censimento creò un clima di disordine simile all’esodo vissuto dalla Francia nel 1940. Maria è esausta; il viaggio le sembra non finire mai; la giovane famiglia è senza un soldo; sopravvive di elemosina e dorme in ripari di fortuna prima di trovare, a Betlemme, l’accoglienza che conosciamo… Questo miserabile esodo rappresenta, infatti, un “viaggio teologico” di grande portata: “Giuseppe e Maria portavano questo tesoro incomparabile, il Re della Universo che doveva venire al mondo, nella loro povera umanità, come un vaso d’argilla contenente un tesoro inestimabile” (11). Tutto era pronto a Nazareth per accogliere confortevolmente il piccolo Gesù. Ma il Cielo sconvolge i progetti umani e ci invita a camminare nella notte oscura della Fede e a imbarcarci in una divina ma folle avventura. La Vergine che Rosa ci presenta mi sembra molto moderna; lei è, secondo l’espressione di Laurentin: “Maria nel tempo”. Tutto ciò è in sintonia con quanto affermato nel capitolo VIII della Lumen Gentium. La figlia di Sion ha un’idea di sé molto umile. Lei è “come tutti gli altri”, solidale con le debolezze del Popolo in cammino. Lei sperimenta il chiaroscuro della Fede. Giunta a Betlemme, sta per arrendersi (15); ha quasi dei dubbi sulla sua chiamata (45). Sarebbe disposta a dire la preghiera del Getsemani: “Padre, perché mi hai abbandonato?”. Lei è “sopraffatta” da una vocazione che le sembra troppo alta: “Ero sostenuta da una forza divina…. Ma da lì a capire che la salvezza degli uomini sarebbe venuta attraverso di me, creatura così semplice e normale... No, vi dico, non ero preparata...” (46). Maria non critica Giuseppe, lo loda costantemente. Lei si appoggia sempre di più a lui come una donna che si trova realmente in difficoltà (35, 44, 47). È accolta molto male ovunque, ma, in fondo, si mostra molto comprensiva: non critica l’accoglienza scortese della gente...
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