IL SEGNO DEL SOPRANNATURALE DI APRILE 2023

Natuzza Evolo (1924-2009)
Un Vangelo per i semplici di oggi
di padre Marc Flichy  

[…] Allora possiamo iniziare Il nome Natuzza è un diminutivo di “Fortunata”. È simpatico pensare che una sfortunata schiava sudanese abbia ricevuto lo stesso soprannome da colui che l’aveva comprata: costei è diventata santa Bakhita. Queste due sfortunate agli occhi del mondo furono privilegiate da Dio! La nostra “Fortunata” nacque a Paravati, il 23 agosto 1924; sulle mappe Paravati non è facile da trovare. Il bello è che anche il nome di battesimo di suo padre Evolo è Fortunato! Questo cosiddetto “fortunato” scomparve un mese prima della nascita della bambina, essendo partito per l’Argentina, da cui non tornò più (21). Così la sfortuna iniziò! La piccola fu orfana fin da subito, poiché anche la madre a sua volta l’abbandonò. Questo non le impedì di essere una bambina coccolata dal Cielo: dall’età di cinque o sei anni, la Beata Vergine le appariva alla sera presso il suo letto e le donava quei segni di tenerezza di cui lei era così duramente privata. Veniva accompagnata da un bambino dell’età di Natuzza che giocava a biglie con lei (20). Troviamo elementi simili nelle vite di Mélanie de la Salette e di Clémence Ledoux.  

La ferita iniziale
Ciò non impedisce che la situazione fosse disastrosa. Il padre iniziò una nuova vita con un’altra donna. Credo che Natuzza lo abbia visto solo una volta. Fece lei stessa il viaggio, trasportata a Buenos Aires dal suo angelo custode: fu la sua prima bilocazione... Sua madre, Maria Angela Valesa, aveva solo 19 anni quando suo marito se ne andò. Ebbe altri cinque figli con uomini diversi, ma tutti presero il cognome Evolo! E poi, se ne andò di casa... Con il pretesto di aver rubato una gallina, i carabinieri gettarono in carcere la madre. Il proprietario di casa ne approfittò per mettere tutti alla porta. Natuzza fece passare dalla finestra le misere cose dei bambini (29). All’età di sei anni, si ritrovò così con due piccoli fratellastri sulle spalle e conobbe la più crudele povertà. Ogni giorno doveva mendicare il pane dal fornaio. Le male lingue deridevano la sua volubile madre e la esortavano a non dare il suo cibo ai giovani bastardi, ma Natuzza eroicamente disobbediva. Come una piccola mamma, si prese cura dei piccoli diseredati: ora aveva dieci anni e si ritrovava in mezzo ad una strada (29).   Una domestica ingombrante Nel 1932, all’età di otto anni, la piccola Evolo fece la sua prima comunione. Quando tornò al suo posto si accorse che la sua bocca era piena di sangue: lungi dal vederlo come un favore, pensò che fosse una punizione. I tempi erano davvero bui, ma la situazione migliorò nel 1934. Durante una processione, Maria le disse: “Coraggio! In tre giorni ti troverò una casa!”. Il fatto le venne confermato da un “mendicante” che altri non era che san Francesco da Paola. La casa le fu quindi rivelata e Natuzza trovò lavoro come domestica nella gentile famiglia dell’avvocato Silvio Colloca de Milet (31-2) mentre sua madre ritornava in famiglia. Tutto andava bene per la domestica di 11 anni nella famiglia che l’aveva accolta. Ma molto presto si verificò un’ondata di fatti soprannaturali che la giovane domestica non poteva assolutamente nascondere (35). I coniugi Colloca erano sconvolti, ma le prove evidenti aumentavano. Si verificava quello che la ragazzina rivelava su defunti sconosciuti e si osservavano molti altri prodigi. Nella cattedrale di Mileto si ricorse ad un esorcismo approvato dal vescovo e Natuzza trovò abbastanza preoccupante questo assembramento di preti che parlavano latino (36). Dopo un’ora fece notare che gli officianti si preoccupavano dei demoni mentre lì erano presenti solo angeli buoni. La bambina venne lasciata andare e presto ricevette la visita di un connazionale, san Tommaso d’Aquino, il più autorevole teologo della Chiesa latina (scusate se è poco). L’uomo vestito di bianco confermò la vocazione speciale della sospettata: possiamo vedere in questo intervento del Dottore Angelico una sorta di Imprimatur (37). Nel 1938 o 1940 (l’anno non è sicuro) Natuzza comunicò una rivelazione della Beata Vergine: “Il 26 luglio farai una morte apparente”. La veggente non comprese questa espressione ed era convinta che, quel giorno, sarebbe veramente morta. Invece, dopo sette ore, ritornò in vita. Questo stato fu molto più di una esperienza di morte imminente. Durante questo passaggio nell’aldilà, Natuzza ricevette la sua missione definitiva: collaborare alla salvezza delle anime. Durante uno degli innumerevoli “Dialoghi”, Gesù indicò così la sua vocazione: “Portami anime – Ama e porta – Compatisci e ama. Sì o no, me lo prometti?”. L’interlocutrice accettò il progetto divino, ben sapendo che “il prezzo del biglietto” sarebbe stato alto. Ma era pronta a non rifiutare nessuna sofferenza. Per questo considerava il 26 luglio “il giorno più bello della sua vita”. […]

Continua su Il Segno del soprannaturale n. 418

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