L’uomo conosce il modo di fare il bene, di compiere la volontà di Dio, ma la propensione al peccato gli impedisce di compiere il bene (cfr. Rm 7,14-15). I primi quattro sigilli attestano che egli si trova nella situazione prospettata da Isaia nella prima parte del suo esempio profetico (cfr. Is 29,11). Gli aspetti nefasti del peccato originale – i quattro cavalieri di Ap 6,1-8 – erano previsti da Dio fin dalla creazione del mondo e l’uomo dovrà sopportarli fino alla fine dei tempi. Ma l’Agnello immolato e risorto ha fatto in modo che vengano inseriti da Colui che siede sul trono – ogni cavaliere è, infatti, convocato da un vivente – all’interno del percorso salvifico scandito dalla rottura dei sigilli da parte dell’Agnello stesso. L’apertura dei primi quattro sigilli (in corrispondenza della quale avvengono determinate cose sulla terra, nella dimensione morale dell’esistenza umana) ha il significato della rottura del rapporto causa-effetto tra la propensione al peccato, nelle sue diverse forme, da parte dell’uomo, che lo rende inevitabilmente peccatore (cfr. 1Gv 1,8; Rm 11,32) e la conseguente impossibilità di ottenere la vita eterna e, a fortiori, accedere alla visione beatifica di Dio.
Il sacrificio redentivo dell’Agnello ha reso possibile all’uomo peccatore di evitare la condanna eterna [il cavaliere di nome Morte e gli inferi alla fine dei tempi sono gettati nello stagno di fuoco (Ap 20,14)] in virtù della fede e del battesimo. La rottura dei rimanenti tre sigilli (in corrispondenza della quale avvengono determinate cose nel cielo, ovvero nella relazione spirituale tra Dio e l’uomo) ha il significato di una ulteriore elevazione spirituale dell’uomo riconciliato.
Dopo la rottura del quarto sigillo l’uomo perdonato e in grazia di Dio si trova, ai fini della realizzazione del progetto che Dio ha su di lui, nella situazione prospettata da Isaia nella seconda parte del suo esempio profetico (cfr. Is 29,12). Dio ora vuole farsi “leggere” dall’uomo, ma l’uomo non è onticamente idoneo. Per cui Dio stesso provvede ad “alfabetizzarlo” ad un più elevato livello spirituale. [Al riguardo di tale ulteriore elevazione si consideri l’esempio di Maria Vergine. Ella è senza peccato, piena di Grazia e pronta all’ubbidienza. Ma il suo compimento della volontà di Dio – che diventasse madre del divino Redentore – le è precluso, come sigillato dai limiti della sua stessa natura umana che non le permette di concepire da sola (cfr. Lc 1,34). Per cui Dio stesso provvederà a spezzare quel sigillo (cfr. Lc 1,35)].
Con la rottura del quinto sigillo l’Agnello ottiene la glorificazione dei suoi testimoni (Ap 6,9-11; 7,13-14). Con la rottura del sesto l’Agnello, servo sofferente del Padre fino alla morte di croce, sottrae l’uomo redento dalla condizione di servo incapace di tener fede ai suoi obblighi per elevarlo alla condizione di amico di Dio (cfr. Gv 15,15) necessaria per entrare nella Sua intimità. Questo presuppone la fine dell’Antica Alleanza e della Legge (Ap 6,12-14). Con la rottura del settimo la divinizzazione dell’uomo viene portata a compimento. La sua libertà di figlio di Dio non potrà mai più essere insidiata da alcuna fonte malefica. Dopo una breve pausa di silenzio nel cielo (Ap 8,1) tutti i nemici della Verità che rifiutano di convertirsi vengono eliminati per sempre, come preannunciato in Ap 6,15-17 ed i redenti innalzati al godimento della visione beatifica di Dio nella Gerusalemme celeste. Con l’eliminazione della possibilità di peccare, la morte e gli inferi non hanno più ragione d’essere e sono gettati nello stagno di fuoco e zolfo. Il progetto di Dio è compiutamente realizzato.