QUALE VITA OLTRE LA VITA?
di Giuseppe Portale
Il mese di novembre, soprattutto nei suoi primi giorni, ci invita sempre a fare qualche riflessione “In fondo al buio c’è una porta e dietro il niente... O il niente è da quest’altra parte?”. È quanto si chiedeva il bravissimo cantante Alberto Cheli nella sua bella canzone dal titolo “Cavalli alati” del 1979. Ed è quello che, sotto sotto, ci siamo chiesti più e più volte ognuno di noi: che senso ha questa nostra vita? C’è veramente un Dio che ci ha creati ed è stato Lui a creare tutto l’universo, il mondo, la vita e ciascuno di noi, oppure siamo stati noi, poveri uomini mortali, a creare Lui per dare una spiegazione, un senso alla nostra esistenza, a questa nostra vita, e sfuggire, così, al profondo ed angosciante senso di frustrazione cui le molte, e tante volte fin troppe, difficoltà della vita, nostro malgrado ci portano? L’uomo è nato così per caso oppure è stato veramente pensato, amato, voluto, chiamato alla vita e creato? Ma da chi? E perché?... Che senso ha questa nostra vita? Cosa c’è dopo la morte? Il nulla, il vuoto, il niente?... O il niente è da quest’altra parte, ovvero nel frastuono dell’“Al di qua”? È questa l’unica vera realtà in cui viviamo e siamo immersi oppure ce n’è un’Altra che ancora non conosciamo e della quale abbiamo sentito appena parlare e di cui, talvolta, riusciamo ad intuire o a percepire appena qualcosa, e per giunta solo quando questo Qualcosa – ma meglio sarebbe a dire questo Qualcuno – fa capolino nella nostra vita?
C’È QUALCOSA DI NOI CHE SOPRAVVIVE QUANDO IL NOSTRO CORPO MUORE?
Il vecchio – ma non troppo! – Catechismo di San Pio X, ci veniva, e ci viene ancora incontro, per conoscere quelle che sono le realtà finali, le realtà escatologiche, le realtà ultime, ovvero I quattro Novissimi – come si diceva un tempo: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. A queste quattro realtà, la Tradizione della Chiesa, sin dai tempi antichi, ne aggiunge un’altra: quella del Purgatorio, stato dell’anima che dopo la morte, prima di andare in Paradiso, si purifica nella beata speranza, ed anzi ha già la più piena certezza di poter un giorno godere Iddio faccia a faccia come ci dicono san Giovanni Evangelista, san Paolo apostolo e tanti altri santi ancora. La Chiesa, infatti, dopo un lungo lavorio durato addirittura secoli, ebbe finalmente a formulare la dottrina della fede relativa proprio al Purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze, nel 1438, e di Trento nel 1563. Tante volte ci sorprendiamo a pensare: ma davvero tutto finisce con essa? Di vita oltre alla vita ci parla già l’Antico Testamento biblico in più passi a partire dal primo libro, quello della Genesi, al capitolo 25, versetto 8, là dove si narra della morte di Abramo che “spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati”. Ma anche nei Salmi, a partire dal Salmo 1, nei versetti 5-6 viene quasi anticipato il Giudizio finale, quando viene detto che: “… non si alzeranno i malvagi nel giudizio / né i peccatori nell’assemblea dei giusti, / poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, / mentre la via dei malvagi va in rovina”. E come dimenticare poi, sempre nell’Antico Testamento, i due Libri dei Maccabei in cui viene anticipata anche la Resurrezione dei morti prima di avviarsi al Giudizio? Resurrezione in cui credevano anche i Farisei, al contrario dei Sadducei. Ed ancora, sempre a proposito di vita oltre la vita, come non ricordare la parabola portata da Gesù a proposito del ricco Epulone e del povero Lazzaro, riportata dall’evangelista Luca al capitolo 16 del suo Vangelo, versetti 19-31, là dove viene espressamente detto da Gesù che non solo vi è una vita oltre la vita, ma fa già un ben preciso ed esplicito riferimento all’esistenza del Paradiso e dell’Inferno, e che per di più fra i due stati dell’anima nell’Aldilà vi è un vero e proprio abisso incolmabile ed invalicabile. Dunque il Figlio di Dio, Verità per essenza, c’insegna che dopo questa vita ce n’è un’altra, che non finirà mai. Di conseguenza, quando si muore, non si muore del tutto, ma solo avviene la separazione dell’anima dal corpo. Va a decomporsi il corpo nella tomba, in attesa dell’universale risurrezione, mentre l’anima invece, appena spirata, vede Iddio ed in un batter d’occhio viene giudicata. Se ha trascorso la sua vita senza macchia, e quindi non ha alcun debito di pena, subito entra nel gaudio eterno del Paradiso, in un oceano di delizie, al cui confronto un nulla sono tutte le gioie terrene.
Potete continuare la lettura dell'articolo su Il Segno del soprannaturale n. 449 dove scoprirete alcune testimonianze di aiuti soprannaturali dalle anime dei defunti.
Tra i contenuti di questo mese: il richiamo profetico dei nuovi martiri, segno vivo della Chiesa dei primi tempi; una riflessione sul pericolo dell’Inferno e sul mistero del Purgatorio, dove l’amore purifica e redime; una meditazione su Maria Maddalena e il suo legame profondo con il Risorto; la presenza degli angeli accanto ai papi e ai santi, guida luminosa nei momenti di riforma e di prova; una domanda che attraversa ogni cuore: quale vita ci attende oltre la vita terrena? messaggi celesti che parlano di pace, giustizia e misericordia per i nostri giorni; testimonianze, apparizioni e segni che ci ricordano che la vita non finisce qui, ma si compie in Dio.
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