GLI ANGELI GUERRIERI IN UN LIBRO DI DON STANZIONE
di Antonio Ferrisi
Nella Bibbia, spesso Dio è chiamato il Signore degli eserciti e ovviamente gli eserciti di cui si parla sono le schiere celesti dei santi angeli.
Don Marcello Stanzione, considerato uno dei più impegnati divulgatori della devozione cattolica agli spiriti celesti. È l’autore del libro edito dalla Edizioni Segno: “Come angeli guerrieri. Soldati di Dio in cielo e in terra”.
Nel suo apostolato, il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira ha dovuto spesso contrastare quell’atteggiamento che oggi chiamiamo buonismo, che implica la rinuncia al carattere militante della Chiesa ed è alla radice di tanti cedimenti, sia in campo dottrinale che disciplinare. Perciò egli aveva un’attenzione particolare rivolta allo studio della missione militante di alcuni angeli e, in primis, di san Michele, che contrastò la ribellione di Lucifero con quel magnifico Quis ut Deus! che ancora echeggia nella storia.
San Tommaso colloca san Michele come il primo dei Principati, visto che sono questi a condurre le battaglie. San Michele è il principale guerriero di Dio. Si potrebbe obiettare che la lotta angelica non è militare, ed è vero. Si tratta di una lotta di presenza, di amore al bene e di odio al male, nella quale il bene si impone al male e lo espelle dalla presenza divina.
È questa l’essenza del proelium magnum riferito nell’Apocalisse. Perciò Plinio Corrêa de Oliveira parla del Cielo come “il più bel campo di battaglia di tutta la storia”.
Secondo il pensatore brasiliano, la missione di san Michele comporta due aspetti: “La lotta non è appena la distruzione di coloro che erano insorti contro Dio. Essa implica anche l’affermazione del contrario. La lotta non è gloriosa se non nella misura che afferma e impianta ciò che il nemico aveva cercato di distruggere. Proclamando Quis ut Deus! San Michele non solo ha cacciato via l’avversario nell’inferno, ma ha anche fatto risuonare nell’universo un canto perfetto di amore a Dio, che echeggerà per tutta l’eternità. Il canto di amore perfetto è allo stesso tempo un canto di guerra e un canto di adorazione nei confronti di ciò che si difende e si afferma. È dall’amore dell’Ordine che nasce l’odio contro il disordine”.
Ma ci sono altre missioni militanti nel mondo angelico, studiate con cura dal pensatore brasiliano. Nei suoi autorevoli Commentaria in Sacram Scripturam, Cornelio a Lapide affronta l’esegesi del 2° capitolo di Zaccaria che narra la visione di quattro corna, che rappresentano il male che ha disperso Giuda, Israele e Gerusalemme. Vi sono poi quattro operai, che il teologo gesuita chiama “angeli ferrai”, che battono queste corna con pesanti martelli. La loro missione è di “abbattere e demolire le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo” (versetto 6). Questi angeli erano stati inviati da Dio sulla terra ma, trovandola in pace, si erano concentrati su Giuda, che era invece attanagliata dai nemici. In altre parole, erano venuti cercando la guerra per intervenirvi.
Queste corna, commenta Plinio Corrêa de Oliveira, rappresentano quattro forme del male. Contro ognuna di esse Dio suscita una forma di bene repressivo, alle quali corrisponde una persona angelica. Questi angeli hanno per missione incutere terrore, abbattere e demolire queste forme del male. Ora, siccome gli angeli agiscono ex natura propria, cioè la loro missione si fonda sulla natura, questo vuol dire che questi angeli sono essenzialmente guerrieri. La guerra è loro consustanziale. A questa visione segue, nel capitolo 6, un’altra che vede quattro carri trainati da cavalli bai, neri, bianchi e pezzati e che il profeta chiama “i quattro venti del cielo che dopo essersi presentati al Signore partono per tutta la terra”. Mentre i cavalli bianchi sono inviati per “calmare lo spirito delle nazioni”, quelli bai vengono chiamati da Cornelio a Lapide “angeli vendicatori”. Vengono cioè per attuare vendetta sui nemici del Signore e per aiutare i figli della luce a sbaragliare gli avversari. “È un concetto romantico il pensare che l’angelo venga solo per estinguere una peste – glossa Plinio Corrêa de Oliveira – Nelle Sacre Scritture ci sono molti brani che mostrano angeli inviati per castigare, per flagellare, sia nazioni che individui”. Un esempio eclatante è l’angelo inviato per uccidere i primogeniti degli egiziani (Es, 12,29). Su questa scia, Plinio Corrêa de Oliveira esamina anche la visione dei setti angeli vestiti di lino puro con sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio, proposta nel capitolo 15 dell’Apocalisse. Egli commenta: “Il lino puro rappresenta la gioia degli angeli nell’esecutare la giustizia divina castigando gli empii. Le coppe sono d’oro perché l’ira proviene dall’amore. L’ira è l’amore in stato di militanza, è un’ira santa”.
Il testo scritto da don Marcello Stanzione contiene in appendice le preghiere dei vari corpi militari ai loro protettori del Cielo.