IL SEGNO DEL SOPRANNATURALE DI SETTEMBRE

PADRE PIO E I DIABOLICI “COSACCI
prima parte

del prof. Francesco Guarino  

Come per tutti i santi mistici e contemplativi, anche san Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, fu vessato continuamente dal demonio. La storia dei santi mistici è piena di attacchi diabolici, atti a destabilizzare il loro cammino di fede e di redenzione. In san Pio da Pietrelcina gli assalti del demonio sono iniziati abbastanza presto: fin dalla giovane età raccontano i biografi più autorevoli. Accanto alle apparizioni angeliche (la Madonna, gli angeli oppure le anime del Purgatorio), subito dopo si presentavano i diabolici “cosacci”, come li chiamava padre Pio. Le lotte con i demoni erano assidue ed accanite. Riguardavano non solo lo spirito, ma anche il corpo. Il demonio si manifestavo a lui sotto varie forme e sotto diverse vesti. Egli ha subito ogni forma di vessazione, ma la sua fede era così forte e salda da riuscire sempre ad avere la meglio sul diabolico “cosaccio”. Per tutto il corso della sua vita, specialmente fino ai 30 anni, il cappuccino fu duramente provato e tentato dal demonio. Per contro, il demonio non potendo affliggere con l’ossessione né con la possessione, non gli risparmiò ogni sorta di tentazione attaccando insistentemente la sua anima per allontanarlo dalla sua fede e devozione verso il Signore. Padre Pio fu tentato da Satana in tutti i modi, tuttavia, non ha mai ceduto alle fosche trame e alle lusinghiere ed allettanti promesse che gli prospettava il maligno. I dubbi, la svogliatezza, i sentimenti di indifferenza e di sgomento furono frequentissimi, essi arrivavano a colpire nell’intimo il povero fraticello e le argomentazioni più frequenti che si instauravano con i suoi direttori spirituali vertevano quasi esclusivamente su tutte quelle amare e pesanti tribolazioni che a causa del demonio la sua anima era costretta a patire. Le vessazioni diaboliche furono dirette proprio ad impedire che avesse contatti anche solo epistolari con i suoi direttori spirituali. Come Gesù, ha dovuto lottare aspramente con Satana: il suo spirito, aiutato dalla Madonna e da tutto il Paradiso, ha, alla fine della battaglia, prevalso. Più di una volta Padre Pio ha affermato: “La mia missione è quella di salvare le anime”. Per le anime, egli ha subìto ogni giorno percosse, vessazioni e tentazioni di ogni tipo. Col Diavolo è stato un costante scontro a sangue per il guadagno delle anime. Perduto ignominiosamente da Satana, tanto che il frate, verso la fine della sua vita, ha osato dire: “Satana ha paura di me”. In questo mio nuovo contributo riporto alcuni episodi, descritti cronologicamente, di vessazioni diaboliche nei confronti del frate del Gargano riportate esaustivamente nel libro In lotta con il Cosaccio, il diavolo nella vita e nelle opere di Padre Pio, arricchito dalle testimonianze di esorcisti.  

Infanzia e adolescenza

L’infanzia di Francesco Forgione si svolse nel silenzio della casa e dei campi. Di quegli anni rimane una pioggia di ricordi e di testimonianze dei suoi compaesani riportate nelle svariate biografie sul santo. Proprio dalle biografie, specialmente quelle ufficiali, sappiamo che Francesco, come tutti i bambini della sua età, «gioca con i suoi compagni, ma preferisce sovente il silenzio e il raccoglimento». È un bambino intelligente e vivace, ma non turbolento. Non è né angioletto né diavoletto. Apparentemente normale: curioso, geloso, amante del gioco come tutti i bambini della sua età. Molto servizievole e responsabile, al punto che suo padre gli affida la custodia di alcune pecore. Francesco era ancora bambino quando cominciarono le estesi e le apparizioni, che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita. Durante le estasi si instauravano veri e propri dialoghi con i “personaggi celesti”, e il piccolo Francesco fu capace di sfruttare questo particolare carisma fin dall’infanzia a beneficio della propria anima e di quella di coloro che il Signore gli affidava. Contemporaneamente alle visioni celesti, fu provato anche da quelle infernali che si manifestarono, anche in questo caso, fin da quando era giovanissimo. Satana, infatti, sapeva quanto egli potesse ostacolarlo nel tentativo di corruzione delle anime e aveva preso a molestarlo da quando vide la luce. Il demonio, e i suoi “satelliti”, gli si presentava sotto l’aspetto di orribili mostri e terrorizzava le sue notti d’infante.

Il cane nero

Il fatto risale alla fine del periodo di noviziato 1904. Per tutto l’anno di noviziato, il malefico tentatore lo aveva turbato in tutti i modi e maniere cercando di distogliere il suo pensiero di consacrarsi al Signore. Tre giorni dopo la professione, fra Pio, insieme a fra Anastasio da Roio, si trasferisce a Sant’Elia a Pianisi, dove, avrebbe studiato prima la retorica e poi la filosofia, vale a dire più o meno il ginnasio-liceo di oggi. Qui si applicò con diligenza e scrupolo agli studi, nonostante le sofferenze dovute alle precarie condizioni di salute che sin dalla giovane età resero tribolata la sua esistenza. Il nemico però era in agguato e vedeva crescere davanti a sé un avversario imbattibile che gli avrebbe strappato molte anime dalle mani, era ormai pronto ad infierire sul suo corpo. Qui, in questo convento, il diavolo torna a farsi vedere, dopo le apparizioni giovanili, sotto le sembianze di un cane nero.  In un appunto di qualche anno dopo l’apparizione, fra Pio ci descrive il fatto: “Mi trovavo a Sant’Elia a Pianisi nel periodo di studio della filosofia. La mia cella era la penultima del corridoio che gira dietro la chiesa, all’altezza della nicchia dell’Immacolata che domina il prospetto dell’altar maggiore. Una notte d’estate, dopo la recita del mattutino, avevo la finestra e la porta aperte per il gran caldo, quando sentii dei rumori che mi sembravano provenire dalla cella vicina. Che cosa farà a quest’ora fra Anastasio? Mi domandai. Pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Santo Rosario. C’era infatti fra noi due una sfida a chi pregasse di più e io non volevo rimanere indietro. Continuando però questi rumori, anzi diventando più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo. Mi spinsi dalla finestra per chiamare: le due finestre, la mia e quella di fra Anastasio, erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare i libri o altro allungando la mano. ‘Fr. Anastasio, fra Anastasio...’ cercai di chiamare senza alzare troppo la voce. Non ottenendo nessuna risposta mi ritirai, ma con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: ‘È isso, è isso!’. Mentre ero in quella positura vidi l’animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire”.  

Continua su Il segno del soprannaturale di settembre 2022  

Articolo aggiunto alla lista dei desideri

Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente. Maggiori Informazioni