“Benedite i vostri sforzi fino a giungere alla vittoria”
di Cristina Mantero
Dal 1670 il 2 ottobre (data fissata da papa Clemente X) si celebra la festa degli angeli custodi, quella schiera celeste che ha il compito di assistere e guidare l’uomo. Proprio in occasione di questa ricorrenza voglio riportarvi alcuni brani tratti dal libro “Dialogo dell’anima e dell’angelo custode di suor Saurette di Lione” a cura di Vincenzo Capodiferro. Il libro ripropone il testo “Dialogo dell’anima con l’angelo custode” del 1895, un capolavoro di spiritualità, il quale nella sua semplicità sconvolge e richiama alla sequela del nostro spirito guida. Racchiude in sé, come in uno scrigno, un tesoro di effusioni di un’anima che si rivolge a Dio tramite il suo amico angelo. Non sappiamo esattamente chi fosse suor Saurette, che parlava con gli angeli, ma di certo i suoi Dialoghi ci devono far riflettere sulla presenza di questo spirito, l’angelo custode, che Dio ci ha posto accanto, che anche se non vediamo è sempre al nostro fianco, ci aiuta, ci sostiene, ci guida.
I DIALOGHI “ANIMA. Mio buon angelo, dopo qualche tempo io sento in me una grande irritazione, causata dall’indignazione profonda che io provo nell’entrare nelle conversazioni del mondo, anche del mondo religioso e cattolico; quale pena, quale ignoranza e quale malizia, qualche volta! Nello stesso tempo mi risento di tutta la mia debolezza, sono timida a difendere la verità, mi riduco così ad un silenzio che non soddisfa né la mia coscienza, né il mio cuore. Poi, quando considero me stessa, mi soffermo sui rimproveri del tribunale della coscienza per i peccati commessi, per le mie resistenze all’appello della grazia e per il male che è radicato in me. Piombo allora nel disgusto delle creature e mi sento appesantita dal carico di me stessa.
ANGELO. Mia piccola, voi avete tanto bisogno di contenere il vostro cuore nell’amore di Gesù Cristo, di rinunciare alle affezioni delle creature e dei beni terreni, di allontanarsi dall’amore di sé: questo non è opera di un momento, ma effetto della Grazia divina, la quale, secondo il beneplacito di Dio, potrà intervenire, a seguito della vostra perseverante preghiera. Benedite i vostri sforzi fino al giungere alla vittoria, che potrà essere conseguita pienamente, d’altronde, solo nel giorno finale della vostra vita.
ANIMA. O buon angelo, aiutatemi in questo combattimento, che io non mi sento di rifiutare: anche nell’ultimo giorno della mia esistenza contemplerei quasi con invidia questo fiore del cielo, che i santi hanno potuto attendere già su questa terra e per il quale essi hanno tutto sacrificato e se giammai arrivassi a gustarne almeno il profumo o a toccarlo con un dito, come felice sarebbe allora la mia morte, perché sarebbe quella di un predestinato!
ANGELO. Sperate nella grazia di Dio, confidate in Lui senza misura, non vi scoraggiate nel vostro cammino, sebbene costellato di errori reiterati: con la buona volontà e degli sforzi perseveranti, i peccati diventeranno giorno per giorno meno volontari, simili a dei grossi nembi, che si ammassano nel giorno della tempesta, ma poi, piano piano si dissipano, per far posto alle leggere auree vaporose, attraverso le quali l’eterno sole non cessa mai di brillare di un dolce bagliore. Così nel cielo della vostra anima la nuvola del peccato si scaccia attraverso il mezzo dei sacramenti e della preghiera e della vostra vigilanza continua, in modo che ne seguirà in voi la nebbiolina leggera delle vostre imperfezioni, la quale non impedirà al divin Sole di brillare nel vostro cuore”.
In un altro colloquio l’angelo così incoraggia suor Saurette: “ANGELO. Piccola cara, coraggio! Voi vi trovate armata per il combattimento e tremate di incontrare il nemico. Il vostro cuore sospira senza fine dopo il riposo e la consolazione, e non sa come appoggiarsi: ah! Contempli la croce, imparerà a conoscere colui che non ha avuto una pietra ove posare il capo. Questo cuore non desidera altra consolazione che diventare forte sulla terra.
ANIMA. Buon angelo, ve lo prometto: voglio applicarmi a cercare la mia consolazione ai piedi della croce, è là che voglio apprendere ad amare Gesù Cristo, sia che Egli mi visiti, sia che mi lasci, affinché nell’ultimo giorno, quando tutto mi abbandonerà, sia la croce a farmi da padre, che mi stringa al petto, come una madre, e che io muoia confidente e rassegnata tra le sue braccia”.
Facciamoci ispirare da questi dialoghi nel rapporto con il nostro angelo custode, ricordandoci così che anche nei momenti di debolezza non siamo mai soli.