speciale purgatorio
SANTI E MISTICI CI PARLANO DEL PURGATORIO
di don Marcello Stanzione
Anche se da secoli la pietà cattolica ha dedicato il mese di novembre alle anime purganti, purtroppo da oltre 50 anni nelle nostre parrocchie si parla sempre di meno del Purgatorio. È necessario quindi riprendere la catechesi su tale argomento anche presentando le esperienze di numerosi santi al riguardo.
SAN NICOLA DA TOLENTINO
Nicola, nome che significa “vincitore del popolo”, nasce nel 1245 a Castel sant’Angelo in Pantano, in provincia di Macerata. A dodici anni entra tra gli agostiniani e nel 1269 a Cingoli è ordinato sacerdote dal vescovo di Osimo. Dopo sei anni di peregrinazioni di convento in convento nelle varie città delle Marche, tra Recanati e Fermo, Nicola ha fissa destinazione a Tolentino. In questo convento adiacente alla splendida basilica successivamente eretta e a lui intitolata, Nicola matura la sua vocazione, all’insegna della rigida penitenza e della grande carità. Diventa “l’angelo del confessionale” ed è amato in particolare da quelle centinaia di poveri, ai quali egli provvedeva personalmente cibo e vestiario. Digiunava quattro giorni alla settimana a pane e acqua; negli altri giorni non assaggiava carne né uova. E pregava fino a tarda notte, anzi “fino al primo canto del gallo”, per poi dormire un paio di ore su un pagliericcio. A un confratello che gli domandò in punto di morte il motivo di tanta felicità che traspariva dai suoi occhi, rispose: “Io vedo il Signore mio Dio, accanto la sua santissima Madre e il padre mio sant’Agostino, che mi dicono: “Bravo, buono e fedele servitore”. Muore a Tolentino nel 1305, dove è sepolto nella basilica edificata in suo onore, che per la sua bellezza artistica viene chiamata “gli Scrovegni delle Marche”.
Mistico e taumaturgo, Nicola ha compiuto molti prodigi come la risurrezione della dodicenne Filippina di Fermo, di Jacopuzzo Fateboni e Venturino di Gigliolo. Il processo di canonizzazione conferma l’autenticità di ben trecento miracoli. Patrono della regione Marche, è invocato per il pane quotidiano, per alleviare le sofferenze degli agonizzanti e per il soccorso delle anime del Purgatorio.
Era sabato sera nell’eremo agostiniano di Valmanente, vicino a Pesaro. Un giovane sacerdote si era appena coricato per un meritato riposo, quando udì un grido: “Nicola! Uomo di Dio, guardami!”. Sobbalzando si girò nella direzione da cui era partito il grido e vide una figura che non riuscì a identificare. Questa proseguì: sono l’anima di fra Pellegrino di Osimo, che hai conosciuto, e sono tormentato nel Purgatorio, dove sono venuto a purificarmi dalle mie colpe”. Dopo essersi presentata, quella benedetta anima gli chiese che celebrasse una messa da requiem per poter uscire dalle fiamme che la consumavano. Don Nicola argomentò che era incaricato di presiedere l’Eucarestia conventuale durante la settimana, e non gli era possibile, pertanto, celebrare messe per i defunti. Fra Pellegrino gli mostrò, allora, una valle vicino a Pesaro, piena di una folle di anime di tutte le condizioni, età e sesso, molte delle quali appartenenti a distinti ordini religiosi, e chiese se era capace di respingere le suppliche di tanta gente. La mattina dopo, don Nicola raccontò a un suo superiore la visione che aveva avuto, ottenendo l’autorizzazione a celebrare durante tutta la settimana messe da requiem in suffragio di quelle anime sofferenti. Inoltre, pregò per loro giorno e notte, tra lacrime di compassione. Passati sette giorni, fra Pellegrino venne a ringraziare per la sua intercessione, poiché lui e un gran numero dei suoi compagni di pena già godevano della visione beatifica. Questa è l’origine del settenario di messe per i fedeli defunti di san Nicola da Tolentino, che cominciò a essere conosciuto dalle anime benedette come colui che “con la nave dei suoi meriti e orazioni solca il mare del Purgatorio”.
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