IL SEGNO DEL SOPRANNATURALE DI GIUGNO 2024

Suor Dolores Barone: dono di Dio  

INFANZIA
Il 10 novembre del 1912 nasceva nella famiglia Barone, come prezioso dono di Dio, la terzogenita Adelina, che avrà una lunga e dolorosa vita segnata da molti carismi. Da piccolina essendo, dopo la morte della sorellina Giuseppina, la prima figlia femmina, fu a fianco alla mamma nell’aiuto domestico, sempre obbediente e servizievole; poi, più grandicella, cominciò a frequentare il Convento delle Suore Francescane del paese, dove imparò a leggere e scrivere, a cucire e a ricamare e tante altre cose che all’epoca formavano la dote di ogni fanciulla. Quando tornava a casa aiutava la mamma nelle piccole faccende domestiche; ma grande era per lei l’attrazione per l’ambiente conventuale, e si faceva sempre più intenso il desiderio di vivere quella vita claustrale ricolma di preghiere e meditazioni. Nella sua ingenua fantasia pensava che le persone consacrate non fossero condizionate da alcuna necessità fisica. Nel vedere le bambine più grandi di Lei che si avvicinavano all’Eucarestia, cominciò a sognare anche per sé stessa quel giorno. Le Suore, vedendo il suo fervore e tutto il suo desiderio, pur essendo così piccola d’età, si convinsero che poteva accostarsi al banchetto Eucaristico. Apprese con estrema facilità tutti gli insegnamenti del catechismo ed oltre... Le Suore non la riprendevano mai perché era ubbidiente e servizievole, piena di fervore nelle preghiere, così da essere d’esempio alle fanciulle più grandi di lei. Il grande giorno venne e si presentò anche lei all’altare, ma quale fu lo stupore di tutti i presenti quando videro che dalle mani del Sacerdote sfuggì la particola, ponendosi sollevata sul capo della piccola. Dopo il primo momento di meraviglia il Sacerdote prese di nuovo la particola e la mise nella bocca della bimba. Tutti rimasero stupiti. Un giorno fu mandata dalla mamma a comprare dell’olio con una bottiglia. La bimba, che aveva allora circa sette od otto anni, nel tornare con la bottiglia piena, inciampò, la bottiglia le scivolò dalla manina e cadendo si ruppe, versandosi così tutto l’olio. La piccola non aveva denaro per ricomprare un’altra bottiglia di olio e forse neanche la mamma, così si addolorò tanto e si mise a piangere ed a singhiozzare. D’un tratto le si avvicinò una bella Signora vestita di nero e, sollevandole il visino, le chiese la ragione di quel pianto accorato. Linuccia, come veniva chiamata in famiglia, tra i singhiozzi, le raccontò l’accaduto e la bella Signora la rassicurò che la mamma non l’avrebbe sgridata; dicendo ciò le porse una bottiglia piena d’olio identica nella forma a quella che le si era rotta. Al vedere ciò la bimba sorrise, ringraziò la bella Signora e tornò subito a casa. Da quel momento la bella Signora si faceva vedere dalla piccola Adelina nei momenti di dolore per consolarla e lei corrispondeva con fioretti e mortificazioni, non mangiava ad esempio un cibo che le piaceva. Questa era la sua palestra spirituale.  

VOCAZIONE E PASSIONE
Man mano che gli anni passavano si veniva a delineare la sua scelta di vita. Attratta da sempre dalla vita monastica non poteva pensare di formarsi una famiglia. Lei aveva scelto da tempo la famiglia di Gesù e di Maria. I suoi genitori avevano una famiglia numerosa ed avevano bisogno di Lei e del suo aiuto, ma la chiamata del suo Gesù era più forte. Pian piano anche la famiglia si rese conto che sarebbe stata felice soltanto dandosi totalmente al Signore. Vi erano però delle riserve sulla salute della giovine, minata da frequenti digiuni e penitenze. Ma sui diciotto anni d’età avvenne il fatto più importante e clamoroso della sua vita. Era Quaresima, si avvicinava la Santa Pasqua, e quell’anno Adelina cominciò ad accusare prima malessere ed inappetenza e poi dolori e debolezza. I genitori si preoccuparono e chiamarono il medico, che non riuscì a capire cosa fosse, poi ne chiamarono altri, ma inutilmente. Fecero consulto e stabilirono che l’Adelina doveva essere ricoverata in Ospedale. Al sentire ciò Adelina si oppose, ma i dottori insistevano; la giovine cominciò a piangere, opponendosi con tutte le sue scarse energie, ma niente. Quando venne a trovarla Suor Aurora, che quotidianamente la visitava per rincuorarla, le raccontò che mentre era a letto con i dolori, era venuta a trovarla una bella Signora vestita di nero e passando intorno al suo letto, l’aveva rassicurata che non era necessario andare in Ospedale, e che sarebbe guarita dopo la Santa Pasqua. La Superiora udito ciò, capì che qualcosa di misterioso stava accadendo e perorò la causa di Adelina in famiglia, tanto che non fu man- data in Ospedale. Ma la strana malattia continuava e con il passare del tempo la ragazza non riusciva più a mangiare e bere. Si avvicinò intanto la settimana santa e Adelina voleva partecipare alle funzioni Sacre; allora a stento fu portata in chiesa il Giovedì Santo. Mentre, accanto ai suoi familiari, seguiva la funzione, qualcuno si accorse che dal suo volto uscivano come rigagnoli di sangue; subito tentarono di asciugarle il viso con un fazzoletto, ma il sudore di sangue non cessava e più l’asciugavano più il suo volto si riempiva di sangue, e sulle mani diafane si vedevano i segni della Passione di Cristo. In chiesa, davanti a tutti, fu vista così, intrisa di sangue. Nessuno riuscì a fermare questa fuoriuscita di sangue e la gente cominciò ad agitarsi: chi pregava, chi gridava, chi si affollava intorno a Lei per vederla e toccarla... Per cercare di dominare la situazione fu portata in casa, ma anche lì cominciarono a venire sacerdoti, dottori, giornalisti e gente comune per pura curiosità. Non era possibile avere un poco di calma, e tutto ciò a scapito dei familiari ma, soprattutto, a scapito di Adelina. Allora la Superiora del convento la portò via con sé. Furono però accettati i medici per studiare che tipo di male fosse, e i sacerdoti, alcuni dei quali cercarono di esorcizzarla, naturalmente senza risultati. Adelina, dopo poche ore, cadde in coma e rimase così, come morta, per circa una settimana, dopo di che si risvegliò, il sudor sanguineo cessò e rimasero aperte solo le piaghe alle mani, ai piedi e al costato. Dopo quanto accaduto Adelina decise di farsi Suora ed entrò nel Convento delle Suore Francescane che l’avevano ospitata, e lì cominciò il suo noviziato. Da allora, ogni anno, nella settimana che precede la S. Pasqua, Adelina, che una volta Suora aveva preso il nome di Suor Dolores, ricadeva in questa “sindrome pasquale” ed ogni anno ai visitatori che andavano da Lei donava preghiere e grazie. Il soprannaturale era nella vita di suor Dolores naturale, per tutta la vita fu accompagnata da episodi straordinari che per lei erano ordinari. Una cosa va detta su suor Dolores, che fin da quando era giovanissima e viveva in Calabria, la sua vita come quella di molti santi, fu una continua lotta con il demonio. Riusciva a leggere nel pensiero e nell’animo d’ognuno ed in un attimo trovava la parola giusta atta a placare. Le bilocazioni di Suor Dolores si ripetevano molto frequenti, specie per quelle persone a Lei molto care e che le si rivolgevano per vari problemi; venivano così visitate ed aiutate. Le estasi erano frequentissime. Ogni volta che pregava intensamente la Madonna, avveniva prima come un distacco dal mondo che la circondava, poi una totale assenza. Continua su il numero di giugno de Il Segno del soprannaturale.

Continua...

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