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Insegnare la pace a partire dallo “spirito di Assisi”
del prof. Francesco Guarino
Ci sono tanti modi per fare la pace, tranne uno: la guerra. L’invasione russa all’Ucraina ha riportato in auge il forte desiderio di trovare una soluzione ai conflitti che attanagliano la nostra umanità. In ambito scolastico è stato osservato che gli interventi di educazione alla pace determinano un miglioramento degli atteggiamenti e della cooperazione tra gli alunni e una diminuzione della violenza e dei tassi di abbandono scolastico. La pace è possibile. Nel corso della storia, la maggior parte delle società ha vissuto in pace per la maggior parte del tempo. Oggi abbiamo molte meno probabilità di morire in guerra rispetto ai nostri genitori o nonni. Dall’istituzione delle Nazioni Unite e dalla creazione della Carta delle Nazioni Unite, i governi sono obbligati a non usare la forza contro altri a meno che non agiscano per legittima difesa o non siano stati autorizzati dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a procedere. La vita è migliore in un mondo in cui esiste la pace e, oggi, guardiamo a coloro che sono stati operatori di pace per imparare cosa possiamo fare ciascuno individualmente per rendere il mondo un luogo più pacifico.
ASSISI UN PUNTO DI NON RITORNO 1986
Ad Assisi, le diverse comunità religiose pregarono in luoghi diversi, contemporaneamente, affermando che solo la pace è santa, e che al cuore di ogni tradizione religiosa c’è la ricerca della pace. Un messaggio forte e inequivocabile, che delegittimava la violenza e la guerra perpetrate in nome della religione. Era un fatto semplice e nuovo: pregare per la pace, non più gli uni contro gli altri com’era avvenuto per secoli, forse per millenni, ma gli uni accanto agli altri per la pace. Questa immagine inedita è divenuta quasi una moderna icona: i leader delle diverse religioni mondiali raccolti insieme. Quell’immagine aveva una bellezza, quasi un’estetica del dialogo. Mostrarsi gli uni accanto agli altri testimoniava ai rispettivi fedeli che vivere assieme era possibile e che i popoli erano un’unica grande famiglia. Giovanni Paolo II disse: “Forse mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il gran bene della pace”. Il sogno di Wojtyla era la nascita di un movimento interreligioso di pace, che sgorgasse dalla giornata di Assisi: “La pace – disse alla conclusione di quella giornata – è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi”. Sono passati più di trent’anni. Lo “spirito di Assisi” resta un riferimento che libera le religioni dalla tentazione della violenza, anima il dialogo tra di loro e la ricerca della pace. E forse oggi è più necessario che mai. Il cammino è proseguito, anno dopo anno, in tante città del mondo. Ha acceso speranze. Ha aperto processi che hanno permesso la fine di conflitti sanguinosi. Ha spezzato il blasfemo binomio guerra-religione. Nell’incontro che si è tenuto di nuovo ad Assisi nel 2016, a trent’anni da quella prima Giornata, papa Francesco ha parlato della “grande malattia del nostro tempo: l’indifferenza, un virus che paralizza, rende inerti e insensibili. Non possiamo restare indifferenti. – ha detto – Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà. Solo la pace è santa, non la guerra! Il nostro futuro è vivere insieme”, auspicando che i credenti di religioni diverse “si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti”. Assisi la città di San Francesco, la cui figura ha varcato i confini del mondo cristiano con il suo messaggio di fraternità universale era infatti il luogo più espressivo dello spirito di dialogo e di preghiera che caratterizzò quel primo, storico incontro. L’iniziativa del papa venne considerata come una svolta storica nell’atteggiamento del cattolicesimo contemporaneo verso le religioni; ma si può osservare che provocò un cambiamento altrettanto significativo nel modo in cui le altre religioni guardarono da allora al cristianesimo. La Giornata ebbe un impatto fuori dal comune anche nell’opinione pubblica, ben al di là del mondo cattolico, divenendo – non fosse che per l’immagine finale dei leader religiosi con il papa – una delle grandi icone religiose del XX secolo. Non fu caratterizzata da discorsi o discussioni, negoziazioni o dialoghi, quanto dall’essere insieme nel silenzio e in un atteggiamento orante e pacifico: emerse con tutta evidenza “il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace”, come ebbe a dire Giovanni Paolo II.
L’articolo continua su Il Segno del soprannaturale n. 416
Per approfondire l’argomento vi consigliamo il libro Francesco Guarino “Insegnare la pace ai giovani secondo lo Spirito di Assisi”