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Il millenarismo è sempre stato un argomento suggestivo e stimolante. Tale dottrina scaturisce in maniera esaustiva dall’interpretazione letterale di Ap 20, indicante il millennio come misura temporale del ritorno alla splendente, mitica, età dell’oro, suscitando secolo dopo secolo l’irrefrenabile desiderio di datarne l’inizio. Il millenarismo
si basa su una concezione del mondo dove pessimismo e determinismo si rincorrono in un ineluttabile cerchio: il mondo presente è tanto malvagio da non poter essere migliorato. Gli uomini non possono fare null’altro che attendere il nuovo mondo: spetta
solo a Dio farlo emergere. Possono, tuttavia, mantenere una speranza, quella di assistere alla fine del vecchio mondo che, per quanto drammatica e sconvolgente, permetterà, tra le doglie di un parto cosmico, al nuovo mondo di nascere.
Per la maggior parte dei teologi cattolici, tali credenze sul futuro sono di solito abbastanza strane ed anche bizzarre. La maggior parte dei cattolici ha poca familiarità coi termini premillenarismo dispensazionale pretribolazionista. Eppure tale sistema teologico è la
fonte comune per quei milioni di cristiani che credono nel rapimento, in sette anni di tribolazione e nei letterali mille anni di regno di Cristo. I presupposti teologici dispensazionali hanno permeato gran parte dell’evangelicalismo e fondamentalismo protestante americano e mondiale e hanno plasmato le prospettive conservatrici della
cristianità protestante e del cristianesimo organizzato in misura enorme.
Quello che si vuole fare emergere nell’opera, evitando le interpretazioni fantasiose, è ciò che è possibile cogliere dalla Scrittura, tenendo presente il modo espressivo, umano e storico in cui la parola divina si concretizza.