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IL SOPRANNATURALE IN SAN GIOVANNI BOSCO
di Giuseppe Portale
Il 31 gennaio, la Chiesa fa memoria e festeggia “il Santo della gioventù”: san Giovanni Bosco. Di lui si conosce, spesso, il solo lato esteriore della vita, e si ignora, invece, la ricchezza della sua vita interiore. Il cardinale Alimonda lo definì: “L’unione con Dio”. Don Rua, oggi Beato, e gli altri Salesiani della prima ora assicuravano che tutte le volte che lo andavano a consultare avevano l’impressione che egli smettesse di parlare con Dio per dare udienza ai suoi figlioli; e dicevano ancora che guardare lui era per loro come leggere un libro di ascetica. Chi lo vedeva celebrar messa per la prima volta, e senza conoscerlo, esclamava istintivamente: “Quel prete dev’essere un santo!”. In don Bosco troviamo abbondantemente il dono dei miracoli, così da poterlo annoverare fra i più grandi taumaturghi della Chiesa. Cento anni prima ancora che venisse inventata, egli, per uno speciale carisma, adoperava a tutto spiano la televisione: sì vedeva a distanza, lontano, dove nessuno poteva arrivare. Ugualmente bene adoperava una speciale radioscopia, quando ancora non se ne conosceva neppure il nome: scrutava le coscienze, i cuori, i pensieri più intimi e più nascosti con una sicurezza incredibile, ed ugualmente straordinari furono il dono delle profezie e il dono della bilocazione. Dall’unione armoniosa di una natura così eccellente e di una ricchezza soprannaturale veramente singolare, ecco balzare la figura di un Santo straordinario.
Era una vera e propria gioia vederlo, accostarlo e sentirne il fuoco dell’amore di Dio che lo bruciava. Di lui si poteva ripetere quanto fu detto di altri santi: “Nessuno l’accostò senza sentirsi migliore”. La potenza del suo sguardo vivido e penetrante, l’efficacia della sua parola piana e suadente, l’amabilità del suo volto aperto ed illuminato da un perenne sorriso angelico avevano un fascino irresistibile, che soggiogava tutti, grandi e piccoli. I ragazzi, appena lo vedevano apparire, abbandonavano i loro giochi per correre a lui.
Ognuno di loro era convinto di essere il beniamino del Santo, e talvolta nacquero veri e propri tafferugli fra di loro per stabilire chi fosse il privilegiato. Ciò che dava una forza sovrumana a tutta la sua attività era l’idea dominante di Dio, che gli permetteva pensieri, affetti, parole ed azioni. Glorificare Dio salvandogli le anime: ecco don Bosco! Il peccato lo atterriva, lo sconcertava, lo faceva star male sino alla nausea e al vomito. Confessare, predicare, consigliare e consolare, scrivere libri, sacrificarsi per salvare anime era la sua missione, la sua passione dominante e massacrante di ogni giorno. Il suo motto era: “Da mihi animas coetera tolle”, “Dammi le anime, Signore, e prenditi tutto il resto!”. Ovunque vi fosse un’anima in pericolo e da salvare, lì vi era il cuore di don Bosco, pronto a riconciliare i figli ribelli col Padre Celeste.
Il suo cuore era di una dolcezza, di una bontà e di una delicatezza simile a quella del grande vescovo san Francesco di Sales, che egli scelse come Patrono della sua Congregazione che, per questo, volle nominare “Salesiana”. Successivamente, in segno di gratitudine alla Madonna, con suor Maria Domenica Mazzarello fondò le Figlie di Maria Ausiliatrice, a beneficio della gioventù femminile. Creò la terza famiglia dei Cooperatori e delle Cooperatrici e gettò le basi della quarta: la Federazione internazionale degli ex allievi ed ex allieve. Anche nel campo politico e diplomatico Don Bosco fu un prezioso e fedelissimo servitore della Chiesa. Pur non essendosi mai impelagato nei meandri della politica, la sua grande personalità lo mise in condizione di dominare in certo modo gli eventi che si svolgevano fra le opposte sponde della Chiesa e dello Stato massonico di allora, e di fare spesso da arbitro nella sistemazione degli affari che interferivano fra i due poteri; quello religioso e quello temporale. E così riuscì gradito ai ministri del Re e carissimo all’angelico Papa Pio IX, che lo circondò sempre di affetto, di generosità e di stima.
Oltre a Pio IX, lo ebbero poi in grandissima stima gli altri papi: Leone XIII, san Pio X e Pio XI. Proprio quest’ultimo, che aveva avuto modo di conoscerlo già nel 1883, nei discorsi prima della Beatificazione e poi della Canonizzazione ne parlò con accenti entusiastici. È sua, infatti, l’espressione che: “In Don Bosco il soprannaturale era naturale”. Mons. Bertagna lo definì: “Un uomo straordinario fra gli straordinari”. Ed il cardinale Schuster, nel suo discorso di Torino, lo definì: “Un santo che sorpassa tutte le grandezze”. Famosi sono, oltre ai miracoli, i sogni profetici di san Giovanni Bosco, iniziati già sin dalla sua più tenera età.
Continua su Il Segno del soprannaturale n. 415